Ciao cari amici,  Bruno Munari è stato un genio nel mondo dell’arte e del design, ma una delle sue attività più affascinanti era quella dei laboratori per bambini. Immaginate un posto dove i più piccoli possono liberare tutta la loro creatività, sperimentare con materiali diversi e imparare divertendosi. Munari credeva che l’arte fosse un gioco serio e che i bambini, con la loro fantasia senza limiti, fossero i migliori artisti. Nei suoi laboratori, i bambini non solo si sporcavano le mani con colori e carta, ma scoprivano anche nuovi modi di vedere il mondo. Insomma, un mix perfetto di educazione e divertimento!

Uno dei suoi laboratori più conosciuti è senza ombra di dubbio: “È il segno che fa il disegno”.

Per Munari ha davvero poco senso chiedere a un bambino di copiare un’opera d’arte, il bambino di fronte a un capolavoro prova inibizione, si sviluppa frustrazio. Decisamente meglio guardare l’opera d’arte, capirne le tecniche e dare ai bambini la possibilità di sperimentarle. Solo sperimentando il bambino è libero di provare, senza paura.

È il segno che fa il disegno è uno dei famosi laboratori per bambini che Munari chiamò Giocare con l’arte realizzati nel 1977 per la Pinacoteca di Brera a Milano.

Siete curiosi? allora pronti via!

Cosa serve:

  • Uno spazio pulito e neutro. Senza troppi stimoli visivi.
  • Fogli di carta di varie misure. Lunghi, stretti, larghi e lunghi…creatività
  • Tanti strumenti grafici…anche i più disparati.
  • Un adulto che dirige il gioco

La fase preparatoria

Preparate lo spazio. Munari suggeriva pulizia visiva e di disporre tavolo e  strumenti in modo da stimolare curiosità nel bambino. Per es. possiamo usare fogli di forma diversa, più larghi e più stretti. Oppure tipi di carte diverse. Questo stimola lo spirito di osservazione: un punto fatto con un pennello dà risultati differenti sulla carta oleata piuttosto che sulla carta assorbente. L’insegnante non dice cosa fare, semmai fa domande.

Disporre sul tavolo molti strumenti grafici differenti, non solo i pennarelli!  matite colorate, acquerelli, gessetti, pastelli a olio, pennelli, biro Bic, marker… ogni bambino deve poter trovare lo strumento per esprimersi nel modo che ritiene più opportuno.

Pronti, via!

Lo scopo del laboratorio non è semplicemente mettere a disposizione del bambino tante cose ma insegnargli una tecnica con la quale potrà fare poi ciò che desidera. Quindi la presenza di un adulto è fondamentale. Il laboratorio  è sempre preceduto dalla sperimentazione e dalla ricerca dell’adulto che ha il ruolo di starter. L’adulto non dice cosa fare ma pone, semplicemente, domande. Qualcuno di voi sa fare un punto? Vuoi provare? E allora, come per magia, un bambino inizia a disegnare un punto. Allora tutti guardano insieme l’azione. Avete visto? Che tipo di risultato ha ottenuto? Si può fare diversamente? Forse possiamo metterci più forza? Magari qualcun altro vuole provare. C’è sempre, nell’avvio del laboratorio, una dimensione molto partecipativa. Poi i bambini proseguiranno in autonomia.

Libertà di sperimentare

L’adulto non dovrà mai dire cosa fare ( disegna una casa o un pompelmo) e sopratutto non dire che questa azione è più bella dell’altra! Bisogna creare un clima in cui i bambini non sentano il peso di un giudizio vissuto in maniera frustrante, limitante. Liberi di sperimentare senza il condizionamento del cosa fare.

Quante cose possiamo imparare mentre sperimentiamo quanti punti si possono fare con strumenti diversi? L’adulto osserva, magari vede qualche gesto particolare: un bambino tiene la mano obliqua rispetto al foglio invece che perpendicolare. Com’è il suo punto? Che qualità ha? Magari è un segno più veloce… e via a riempire fogli di segni, tratti e colore.

Osservazione finale

Il laboratorio finisce osservando tutto quello che abbiamo insieme sperimentato. L’adulto chiederà “Cosa abbiamo scoperto?”. Che è diverso da: “Cosa abbiamo fatto?”. Molto diverso. Perché nel laboratorio abbiamo fatto soltanto dei punti, certo. Ma cosa abbiamo scoperto? Moltissimo. Il bambino deve certamente essere libero di sperimentare, ma negli ambiti di quella che è la proposta che viene fatta. Lo spazio Munari non è lo spazio del laisser faire. È uno spazio chiaramente libero ma che ha dei tempi e dei modi. Per questo è un luogo generativo, altrimenti il fare a casaccio è una falsa libertà, non ti porta a scoprire niente. Ti porta solo ad annoiarti. Osservare è molto importante per il bambino, la sperimentazione che sta facendo un compagno può essere da stimolo per un altro.

Il metodo

Dal punto di vista metodologico sono fondamentali: la sperimentazione delle variabili e delle varietà, tutte quelle che ci sono e come sono. Sperimentare i differenti risultati, anche quelli insoddisfacenti fa parte del processo di crescita creativa.

Da tutto questo dipenderà se un bambino sarà un adulto libero, creativo, competente o un semplice ripetitore di codici.

…e se volete saperne di più o frequentare qualche corso per imparare il metodo di Bruno Munari potete consulare il sito dell’associazione.

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