Da più di 40 anni la Danimarca spicca in cima alla classifica dei Paesi più felici, stilata ogni anno dalle Nazioni Unite (World Happyness Report). Il segreto di questa felicità? L’hanno indagato due donne: la psicologa danese Iben Dissing Sandahl e la giornalista americana (sposata con un danese) Jessica Joelle Alexander. Dalle loro ricerche, alla base della felicità danese c’è la relazione genitori-figli. Ecco allora la ricetta da esportare nel mondo, nota con l’acronimo PARENT, che sta per Play (gioco), Authenticity (autenticità), Reframing (ristrutturazione), Empathy (empatia), No ultimatums (nessun ultimatum) e Togetherness (intimità). Il sistema è descritto nel libro “Il metodo danese per crescere bambini felici” (Newton Compton Editori) e ve lo riassumo nelle prossime righe.

Play (Gioco)

Sandahl e Alexander nel loro libro raccontano che in Danimarca, molto più che in altri Paesi come l’Italia, i bambini vengono lasciati liberi di giocare, senza che i loro pomeriggi siano super organizzati con mille attività extra scolastiche. Il gioco libero insegna ai bambini a essere meno ansiosi e più capaci di far fronte ai problemi con risorse proprie, gestendo emozioni e stress.

Alcuni consigli per il gioco dei bambini? Eccoli:

  1. Spegnere smartphone, tablet e computer e accendere l’immaginazione.
  2. Dare libero spazio alla creazione spontanea.
  3. Farli giocare il più possibile all’aria aperta.
  4. Lasciare che giochino anche da soli.
  5. Non intervenire se litigano.
  6. Non proteggerli troppo.

Authenticity (Autenticità)

Il secondo principio del metodo danese è la sincerità: da genitori dobbiamo dire sempre la verità – adattandola all’età dei bambini – e insegnare ai nostri figli ad accettare i loro sentimenti autentici, buoni o cattivi che siano.

Anche le lodi devono essere autentiche. Troppi complimenti possono infatti suonare vuoti e falsi, non aiutando un’adeguata maturazione dell’autostima e non abituando a fare i conti con le frustrazioni. Per esempio, davanti a un disegno o a un lavoretto, anziché dire subito “bellissimo!”, focalizzatevi su quanto ha fatto il bambino, magari domandandoglielo. “Di chi è la casa che hai disegnato?” “Perché hai usato quei colori?” Ciò lo aiuterà a concentrarsi sul compito e non sul risultato, infondendogli umiltà e al tempo stesso fiducia in se stesso.

Reframing (Ristrutturazione)

La ristrutturazione è la capacità di affrontare una situazione spiacevole guardandola da un’altra prospettiva, che la faccia apparire meno negativa e ci aiuti a sopportarla. Dobbiamo cercare insieme ai nostri figli il lato positivo delle cose. Come? Secondo Sandahl e Alexander in due modi: con il senso dell’umorismo e con il ricordo di un momento felice. Ad esempio, davanti a un bambino triste e arrabbiato perché ha preso un brutto voto a scuola, potreste dire: “Hai capito l’errore che hai fatto? Benissimo! Vedrai che non ti capiterà di commetterlo di nuovo”. Oppure: “Ti ricordi quando hai risolto tutti i problemi di matematica in mezz’ora? Non tutte le volte può andare bene, alcune giornate sono felici e altre tristi”.

Empathy (Empatia)

L’empatia è la capacità di connettersi con le emozioni degli altri, mettersi nei loro panni e comprenderli. Per aiutare il bambino a essere empatico è bene innanzitutto fare sì che sperimenti dapprima le proprie emozioni e in secondo luogo che si senta capito da chi lo circonda. Se piange, chiedetegli perché si sente arrabbiato, se ride, domandategli perché è felice, mostratevi interessati a capire come sta e che cosa prova. Sarà dal vostro comportamento che il piccolo imparerà a essere o meno in sintonia con le emozioni altrui.

No ultimatums (No ultimatum)

Sì all’autorevolezza, no all’autoritarismo. “Comandare incutendo paura – spiegano le autrici – comporta un problema, perché non si promuove il rispetto: si promuove la paura”. No quindi agli aut aut, ai bracci di ferro e alle prese di posizione senza dare spiegazioni in merito.

Sandahl e Alexander danno anche alcuni consigli per evitare gli ultimatum:

  • ricordate che non esiste un bambino cattivo, ma solo un comportamento sbagliato;
  • educate i bambini alle regole e non alle punizioni: gestite i conflitti con fermezza, ma anche con calma e affetto;
  • spiegate sempre bene le regole di comportamento e chiedete a vostro figlio se le ha comprese, fatelo in un modo facilmente comprensibile, in modo che capisca che c’è un obiettivo comune;
  • la calma genere calma.

Togetherness (Intimità)

Intimità in danese è Hygge, che significa anche “essere soddisfatti”. I danesi raggiungono questo stato grazie al loro stile di vita, che implica passare il più tempo possibile con familiari e amici, creare in casa un’atmosfera calda, dedicarsi in compagnia a giochi, hobby e convivialità. Tutti collaborano per essere positivi e questo modus viene insegnato anche a scuola, con lavori di gruppo che incoraggiano i bambini a lavorare insieme e ad aiutare gli altri.

Tra i consigli dati dalle autrici per essere hyggie:

  • Non lamentarsi in continuazione;
  • Preferire la semplicità a una casa piena di oggetti e di dispositivi tecnologici;
  • Organizzare attività di gruppo, come tornei, caccie al tesoro…
  • Insegnare ai bambini che la famiglia è una squadra.

Ma forse, prima ancora che una questione di metodo, è una questione di esempio. Diceva Shinichi Suzuki, musicista, filosofo ed educatore giapponese: “I bambini imparano a sorridere dai loro genitori”.